Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

giovedì 19 febbraio 2015

La storia mitologico/magica di Saul Arpino e del suo Giornaletto

Paolo con Amma
Saul, viveva con sua madre in Cornovaglia, un dì trasecolò nella boscaglia dove incontrò Merlino che gli insegnò la magia della parola e dello scambio. L’apprendimento fu lungo e duraturo, alla fine riuscì a tirare fuori la spada dalla roccia, la comunicazione, con coraggio forza pazienza amore determinazione…
Intanto io frequentavo spesso quell’isola antropologica così attraente, come il miele per le api, le Mainarde al confine tra Abruzzo e Molise, Scapoli per le zampogne, i sanniti con le sacre sorgenti del fiume Volturno, l’abbazia di San Vincenzo distrutta dai saraceni nell’ottavo secolo. Moulin il pittore impressionista francese che aveva vissuto l’ultima parte della sua vita in una capanna su queste montagne, la bellezza naturale del luogo, il lago artificiale di San Vincenzo, con i bagni di fango nell’argilla, sulla riva e poi i tuffi nell’acqua fresca.
Così avevo conosciuto Alessandro, Barbara, Gigi ed Elena di Pizzone. Praticavo con frequenza queste rotte e quell’anno, era il 2007, ci incontrammo per il carnevale a Scapoli e mi dissero che stavano organizzando il 18,19 e 20 maggio l’incontro annuale della rete bioregionale italiana, al rifugio il Falco, pianoro delle forme, Pizzone (Isernia), nella bioregione Alta Valle del Volturno, così arrivai a Valle Fiorita il 18 maggio. Convivenza socializzazione, i volti man mano acquistavano profondità nei giorni della comunanza. Avevo conosciuto Mario Cecchi degli Elfi, Massimo Angelini di Minima Ruralia, Stefano Panzarasa dei Monti Lucreti, Felice del Seminasogni, Francesco d’Ingiullo bioniere di Palmoli, Etan Addey del Pratale di Gubbio, un poeta inglese, una performer coreana, Giuseppe Moretti di Lato Selvatico e tanti altri che non ricordo. Un giorno un Omo disse a un’Ava: “cara facciamo un bel fustino”, questo per dire che uno più uno fa sempre uno ma certe volte fa pure tre. Tra cerchi sospesi non nel vuoto ma nel verde più pazzesco che abbia mai visto. Immaginate maggio in un posto che si chiama Valle Fiorita, ho detto tutto! Cerchi di una intensità unica, poesia allo stato puro, la liquidità dell’essere nell’assoluto in un luogo veramente magico, sembrava di rivivere le scene del film il Pianeta Verde, per i colori degli abiti, le ambientazioni e le situazioni. Un giorno, mentre ero seduto su un grande masso, con una lunga tonaca chiara apparve lui aveva disceso direttamente le scale dell’immensità e dell’intensità dell’ascolto: calmo pacato presente consapevole. Scattai una foto di quell’attimo, ancora riesco a ritrovarla ma solo nell’enorme bagaglio della mia memoria. Come due candele, attratti luno dall’altro cominciammo a parlare, mi raccontò di Calcata delle cose che vi si svolgevano, scoprimmo proprio in quel frangente che due candele una vicino all’altra fanno una grande luce ma si consumano più velocemente, allora ci allontanammo un po’ e continuammo a parlare a lungo facendo ugualmente una grande e bella luce.
Tanti anni dopo non so come ho ricevuto una mail una specie di articolo di un blog: Bioregionalismo Treia, in cui si parlava di agricoltura naturale. Interessato e riconoscendo nel nome quel tal Saul che avevo conosciuto a Pizzone avevo mandato alcuni miei scritti ricevendo questa risposta: “io questa roba non la apro!”. Spaventato mi chiesi: “che cosa gli ho mandato una bomba!?”. Scoprii tempo dopo, non so perché, non apriva i pdf. Comunque iniziammo a relazionarci e ne è nata una amicizia telematica, che ancora dura.
Poi ho scoperto “Il Giornaletto di Saul”, pagina di presentazione, sorta di scatola contenitore di sette cassetti o link, per gli approfondimenti, la pagina principale rappresenta anche l’ottavo elemento che amalgama e mette in relazione tutti gli altri link:
Il Giornaletto di Saul: http://saul-arpino.blogspot.it/
Circolo vegetariano VV.TT. Treia:
https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/
Circolo vegetariano VV.TT. Calcata:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/
La rete delle reti: http://retedellereti.blogspot.it/
Altra Calcata… altro mondo: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/
(ed occasionalmente anche:
Rete Bioregionale: http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/
Riconoscersi in ciò che è: http://www.aamterranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e)
Il Giornaletto di Saul si apre ogni giorno sempre con la stessa didascalia di presentazione e la foto di un ragazzotto con maglia a strisce che racconta di sé. Segue la foto o immagine del giorno e l’editoriale giornaliero, di seguito le notizie del diario di bordo per la navigazione nel quotidiano. Infine si chiude con un saluto che può essere una poesia un aforisma a volte un paradosso.
Saul Arpino
Ma chi questo Saul Arpino, esiste veramente? Nessuno sa da dove è arrivato, come è arrivato, quando è arrivato. Si sa solo che è arrivato a Roma in un caldo pomeriggio d’estate di fine giugno. Caldo decadente nella Roma decadente del pre (o post) materialismo televisivo.
Questa è cosa buona (mentre per fare le correzioni il cavolfiore messo a cuocere si è bruciato, ma non completamente, per fortuna)!
In quella grande biblioteca romana, Saul non ci poteva credere di avere a disposizione tutti quei libri che poteva leggere quando voleva, gli impegni lavorativi erano relativi visto che si trattava solo di controllare i lettori e far rispettare il silenzio nelle varie sale. E da lì aveva iniziato a viaggiare nel mondo attraverso i libri, era andato diverse volte in Africa, poi in India dove si era fermato parecchio tempo a studiare le varie culture, si era appassionato di Confucio il Tao e Lao Tsu. Aveva girato un po l’Europa l’Italia e anche Roma, la cultura classica la religione la storia, l’arte, ecc.
Sora Cesita che legge
Un giorno, nella biblioteca, entrò quella strana signora con gli occhiali spessi un dito, uno strano cappello a fiori fuori moda, aveva chiesto un libro sui funghi. Lui si prodigò e le procurò dei testi scientifici, libri di fiabe e tanti altri libri in cui si parlava dei funghi. Quella signora di nome Cesira era rimasta tutto il giorno a leggere silenziosa in disparte, composta concentrata e indaffarata, alla sera riconsegnò tutti i libri che aveva consultato e uscendo disse: “Da tutti questi libri, non sono riuscita a capire se con i funghi ci va l’aglio o la cipolla”.
Saul tornò a casa ma da quel giorno non fu più tranquillo, la sua vita era cambiata quel paradosso lo aveva sconvolto. E tra l’apprensione generale di amici e parenti aveva lasciato il lavoro e se ne era andato a vivere in un piccolo borgo della Tuscia, scavato nel tufo nella pietra, Calcata. Era rimasto lì parecchi anni cercando di risolvere il paradosso, Mangiava spesso funghi e le erbe che raccoglieva nei dintorni alternando sempre aglio e cipolla. Ancora non riusciva a risolvere il paradosso, diveniva sempre più integralista bioniere e anticonsumista, non usava più l’acqua corrente e non aveva la corrente elettrica viveva in una specie di antro, l’antro di Saul.
Paolo D'Arpini a Calcata
Un giorno all’improvviso sopraggiunse l’illuminazione, aveva scoperto contemporaneamente che con i funghi ci stavano bene sia l’aglio che la cipolla e ancor più assurdo aveva scoperto soprattutto che i funghi non gli piacevano affatto. Aveva poi letto quella stranacosa degli Hare Krishna, che non mangiano i funghi perché secondo loro la terra attraverso i funghi tira fuori energie negative. Felice della scoperta iniziò la nuova vita da illuminato. Dopo un po’ di tempo ricevette anche un dono dal Cielo: Caterina. Si era materializzata davanti ai suoi occhi in un luminoso giorno di mezza estate. Alla fine andarono a vivere felici e contenti a Treia nella bioregione della Marca centrale.
Saul portò con sé tutti i suoi semi telematici che iniziò a spargere nella grande campagna virtuale, per chi volesse coltivarli e condividerli nella grande opera tutt’ora in atto di empatia, social gardening, giardinaggio sociale e di margine, coltivazione di persone e relazioni.
Una delle più grandi opere della telematica contemporanea virtuale e non solo. Come un grande tappeto di riciclaggio della memoria che si srotola quotidianamente davanti ai nostri occhi e con che piacere!
Ecco nelle fiabe ci si dice che superate le prove dell’indistinto e del quotidiano si vive felici e contenti.
Saul e Caterina nella loro fiaba ci indicano la via e spiegano realmente come si fa a vivere felici e contenti.
Paolo e Caterina nell'orto di Treia
Ogni tanto i ricordi affiorano dal grande lago della memoria. quando ero piccolo un po’ per le illustrazioni delle fiabe che leggevo un po’ per la mia immaginazione ero molto affascinato dalla vita nei borghi che ambientavo in un medioevo fantastico un po’ lirico un po’ rurale. Crescendo la mia immaginazione si è sedimentata nei borghi antichi delle Marche. Sento che Saul è un uomo fortunato anche se spesso la vita insegna che le cose non sono mai come sembrano. Quest’Omino Bianco con la sua Ava si è barricato, bariccato, abbarbicato in questo piccolo borgo della Marca centrale o nel gotico marchigiano contemporaneo con tutti i suoi semi telematici che sparge e disperde nel vento facendo fiorire il cielo virtuale e virtuoso, con una sapienza costruttiva carica e piena di energia vitale impressa ed espressa con la forza della pazienza e dell’amore.
Come diciamo spesso tiriamo i sogni fuori dal cassetto, Saul ne tiene sette di cassetti (ed anche qualcun altro) in questo suo enorme settimino, grande contenitore di sogni di ogni dove e di ogni quando, dal profumo suadente di polvere di cioccolato e cannella sul cappuccino caldo del baretto di Treia.
Sebastian (Alias Ferdinando Renzetti)
cappuccino caldo

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