Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

giovedì 23 luglio 2009

Olocausto, libertà di espressione e di ricerca storica, la “polizia del pensiero” ed un pensiero di Nazim Hikmet

Ho letto il libro "La Polizia del Pensiero" che mi ha regalato Vittorio Marinelli, curato da Claudio Moffa, che è un compendio di interventi sul tema della libertà di espressione e sulla repressione per legge del pensiero.

Sostanzialmente nel testo si prende in esame l’impossibilità giuridica di svolgere una ricerca storica non allineata con la "storia ufficiale", soprattutto sui fatti relativi all’ultima guerra, in seguito alla "codificazione della verità ufficiale" scritta ovviamente dai vincitori. I vari autori, fra cui storici, politologi e giuristi di rilievo e di indubbia credibilità, prendono in esame anche tesi cosiddette "revisioniste" sul tema dell’olocausto.

Non voglio qui assumere una posizione in un senso o nell’altro, ho trovato che gli interventi raccolti da Moffa rappresentano una ricerca di verità, soprattutto nei modi in cui l’olocausto è stato compiuto, come pure ritengo innegabile che le persecuzioni naziste verso ebrei, zingari, omosessuali, etc. abbiano avuto luogo, forse con l’uso di camere a gas oppure con eccidi in altre forme, ivi compresa la morte per inedia di migliaia di internati.

Ma nel libro di Moffa sono esposte molte ragioni ed analisi condivisibili e ragionevoli ma non credo che l’approccio da lui e dagli altri autori utilizzato per affermare verità "diverse", assumendo dati e testimonianze avverse a quelle ufficiali, possa giovare al superamento di quel nebuloso momento storico. Occorre aggirare l'ostacolo ed evitare prese di posizione "incastrate" sul negazionismo. Se ci si contrappone semplicemente sulla base di puntigliosi risvolti esecutivi di come l’olocausto è avvenuto, la causa della verità che si vorrebbe appurare allora è persa…. E la metodologia di percorso ed i fatti descritti nel libro di Moffa dimostrano... una parzialità paritetica a quella manifestata dai contrari.... Mettersi nella posizione antagonista "diretta" significa, in definitiva, fare il gioco di coloro che hanno strumentalizzato l'olocausto per vari fini, da quello economico a quello politico...
Infatti è vero che la storia e la verità storica e di conseguenza la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori... e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare "l’umano e l’universale" che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel "legalismo giuridico" -che non è più giustizia- vincono al contrario i "cavilli" e ciò è significativo di un percorso funzionale a "costruire" la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Perciò, ripeto, occorre superare l'ostacolo e soprattutto non puntualizzare, né le tesi e le vicissitudini dei negazionisti, né le passionali e talvolta cieche motivazioni dei sionisti (tese a giustificare soprattutto la necessità di uno stato ebraico od a colpevolizzare la chiesa cattolica o le altre religioni). Se si è troppo "cunning" si contrappone il male al male e la battaglia del superamento ideologico è persa. O perché noi stessi veniamo etichettati come negazionisti o perché saremmo giustificativi dell’attuale prevaricazione e "vendetta" compita ai danni di altri innocenti. In entrambi i casi ciò porterebbe ad un successivo ed inverso "repulisti nel pensiero" con necessità di ri-aggiustamento karmico.

Ci vuole insomma sincretismo e chiara visione, cominciando ad esemplificare solo quelle ragioni condivisibili, questo è il sistema dell'acqua che per scorrere sceglie la via di minore difficoltà....
Lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare ad esempio come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell'olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati e delle vittime, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova "religione" dell'olocausto, etc. Tutto ciò senza mai nominare o prestare attenzione alle conseguenze personali di tali operazioni (indicare il peccato e non il peccatore) allo stesso tempo non prendendo per buone le ragioni giustificative dei negazionisti, che in fondo fanno solo da contraltare ai sionisti. E' controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo. Mentre possiamo evidenziare come sia stata nel tempo strutturata una verità "basata" sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell'industria dell'olocausto piuttosto che venir tacciati di pensiero revanscista e connessione con il passato regime nazista. Questo ovviamente soprattutto in Germania ed Austria ed anche un po' in Italia dove la "verità dell’olocausto" ha assunto connotati ideologici e stabiliti per legge.

In questo momento occorre ristabilire la veridicità della situazione presente non occorrono tesi negazioniste, basta evidenziare esclusivamente le strumentalizzazioni fatte dall'industria dell'olocausto, senza mai minimamente negarlo o cercare di ridimensionarlo, anzi accettandolo come dato di fatto, senza cavillare sul come sia avvenuto, ma evidenziando l'incongruenza dei comportamenti conseguenti ad esso, lo sfruttamento di varie lobbyes sioniste dei sensi di colpa e dei morti dell'olocausto.

Allora forse si può smuovere l'opinione pubblica e pian piano anche inserire altre possibili verità sul modo in cui l'olocausto è avvenuto, soprattuto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo, etc. e non solo in Germania ma anche in Russia, ed allo stesso tempo anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è stata a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.

Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica a come viene affrontato il problema della "verità" storica. Infatti se si vuole affermare una verità occorre non essere partigiani né dell'una né dell'altra fazione, altrimenti si tende sempre a giustificare ciò in cui si crede e quella non è la verità.

Non c'è comunque fretta e non serve giungere a conclusioni precostituite, "di qua o di là". Ricordate il film di Kurosawa "Rashomom"? In esso c'erano molti insegnamenti zen… su come la verità può essere vista da diverse angolazioni….

Paolo D’Arpini / Saul Arpino

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Non vivere su questa terra come un estraneo
o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre.
Credi al grano, alla terra, all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.

Nazim Hikmet

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