Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

martedì 30 giugno 2009

"Caveau del Giorno del Giudizio" nell’isola di Spitsbergen (Norvegia) - Notizie sulla presunta fine del mondo e sulla sopravvivenza quotidiana

"La banca del seme e la sopravvivenza quotidiana"

Intervento introduttivo sul tema dell'alimentazione naturale, per il convegno "Ecologia profonda, Alimentazione naturale e Spiritualità senza frontiere" che si tiene nell'ambito della omonima manifestazione prevista a Roma dal 3 all'11 ottobre 2009, con il patrocinio dell'Assessorato Cultura.

La vera sopravvivenza non è garantita dalle multinazionali che hanno istituito la "banca del seme" in Norvegia, contemporaneamente al perseguimento della distruzione del patrimonio genetico delle essenze naturali, portata avanti con l'immissione degli OGM, bensì dalla conoscenza e conservazione dei valori nutritivi delle piante spontanee presenti in natura. La propagazione di questa conoscenza è quel che tentò di fare Linneo, il botanico che amava la natura.

L'analisi sistematica delle specie vegetali presenti nel mondo iniziò nella fredda Svezia nella metà del '700, dove Linneo e la schiera dei suoi discepoli si presero la briga di raccogliere informazioni sulle specie arboree, sistemando un catalogo botanico di tutto ciò che cresce sulla faccia della Terra. Potremmo dire che Linneo avviò la prima "banca del seme" egli era un ricercatore amante della natura e la sua opera era a vantaggio di tutta l'umanità. Oggi, strano a dirsi, l'onere della conservazione delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici alle multinazionali (fra cui Monsanto e Syngenta, i due colossi del geneticamente modificato), infatti in un luogo freddo come la patria di Linneo, nell'isola di Spitzbergen nel mare di Barents, esse stanno costruendo una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo. "Una banca scavata nel granito, con speciali aeratori, portelloni e muraglie in cemento armato a prova di bomba" (Blondet).

Forse ci si aspetta la fine del mondo? Oppure semplicemente si cerca attraverso i brevetti di appropriarsi dei diritti d'autore della vita sul pianeta? Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista, poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell'intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell'isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in "assenza" dell'uomo.

L'isola dei "pazzi stranamore" di Spitsbergen sarà come la torre di Babele, ne son certo, in quel fortilizio del "valore aggiunto" resterà solo un accumulo morto di informazioni. La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell'arroganza "scientifica" e, malgrado l'apparente cecità, l'uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo nonostante la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà "affermarsi".

Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell'asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta e un po' tonta... Eppure l'uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni. Ora pare che le multinazionali, le stesse che provvedono ad avvelenare e distruggere, vogliono conservare l'intero patrimonio genetico della terra?
Vediamo cosa succede!

Ma intanto vi ricordare il racconto "la Giara" in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara? Sapete poi come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l'afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta che preferisce restar lì finché arriva l'ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola....

Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un'esistenza separata, distaccata, dal resto della vita. Attraverso la virtualizzazione si misura l'esistente sul piano dell'illusione, del glamour, della distorsione, dell'accumulo di conoscenze utilitaristiche, creando così confusione fra l'identità provvisoria e quella permanente. In sanscrito questo processo-trappola si chiama "aham vritti" ovvero proiezione speculativa dell'io che si identifica con le tendenze con cui viene in contatto. Ma in natura "ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa" era il motto del nostro Linneo, stretto osservatore non interventista..... ed il mio con lui.

Paolo D'Arpini
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Qui di seguito un breve manuale di sopravvivenza in termini naturali:

La nostra pratica di vita quotidiana ci ha insegnato a riconoscere il valore e l'importanza del cibo. Sia nella sua produzione che nel modo di consumarlo. Se il nostro cibo è caricato di energia spirituale naturale, che viene cioè da una spontanea manifestazione vitale, è sicuramente idoneo a mantenere il nostro equilibrio psicofisico. Questo cibo è quello che cresce nel luogo in cui viviamo (bioregione), in modo il più possibile naturale, e che viene consumato nella sua propria stagione di maturazione, in quantità moderate. Una dieta "satvica" (cioè spirituale) è basata su vegetali, cereali, legumi, frutta, semi, miele, latte materno e talvolta anche uova e derivati del latte. Questa è la dieta naturale dell'uomo, come dimostra anche l'anatomia comparata e le analisi coprologiche negli antichi insediamenti umani.

Per quanto riguarda la produzione del nostro cibo il primo passo da fare è divenire consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel territorio in cui viviamo. Questo iniziale processo di osservazione e accomunamento con la terra è necessario per scoprire quali erbe e frutti eduli siano già disponibili in natura, cresciuti in armonia organolettica con il suolo e quindi esprimenti un vero cibo integrato per chi là vive. Lo stesso approccio conoscitivo va applicato verso la fauna selvatica che condivide la presenza in equilibrio naturale.
Il passo successivo è quello di sperimentare l'inserimento nel terreno prescelto di piante imparentate con quelle autoctone od in sintonia con esse. Questa graduale "promozione" non può essere vissuta con l'occhio distaccato di un agronomo, va invece interiorizzata come un'opera di alchimia fra noi e l'ambiente. Scopriamo così la nostra comune appartenenza alla vita che ci circonda nelle varie forme.
Il mio consiglio, dopo qualche passeggiata assieme a noi per riconoscere erbe e piante selvatiche commestibili, è quello di fare i compiti a casa, organizzando sul terrazzo, in giardino, ovunque sia possibile in città, piccole coltivazioni integrative, come il prezzemolo, il basilico, peperoncino, salvia, topinambur, zucche rampicanti, etc. che servono anche ad alzare la qualità spirituale del cibo reperibile in città.
P. D'A.
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ed ora una poesia....

Miracle of Love
I am like the wind
No one can hold me
I belong to everyone
No one can own me
The whole world is my home
All are my family

(Neem Karoli Baba)



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Programma generale e prime adesioni:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/06/13/roma-dal-3-all11-ottobre-2009-%e2%80%9cecologia-profonda-alimentazione-naturale-spiritualita-senza-frontiere%e2%80%9d/

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