Il 6 marzo, la Russia disse no all’OPEC e l’11 l a Federal Reserve già raddoppiò gli interventi giornalieri nei mercati dei pronti contro termine per mantenere alta la liquidità bancaria. A mezzogiorno del 12 la FED annunciato 1,5 trilioni di diollari in nuove strutture di pronti contro termine, inclusi contratti di tre mesi. Ad un certo punto durante i negoziati di quel giorno l’intero mercato del Tesoro degli Stati Uniti rimase senza offerte. Non c’era nessuno che facesse un’offerta per le attività finanziarie più liquide e ricercate al mondo. Perché? I prezzi erano così alti, nessuno li voleva. Non solo s’è avuta una massiccia espansione degli interventi pronti contro termine dalla FED, ma fu di maggiore durata. Un chiaro segno che il problema è quasi senza fine. Un fermo di più di tre giorni in tale contesto è una rarità. La FED deve aggiungere 1 trilione di dollari in pronti contro termine a tre mesi, indicando chiaramente che guarda alla fine del trimestre come prossimo problema e oltre. Significa, in breve, che i mercati finanziari mondiali sono completamente bloccati. E peggio ancora…. Non funzionava. Le azioni hanno continuato a scendere, oro e altre attività rifugio furono duramente colpiti dall’inversione dei deflussi di capitali dagli Stati Uniti. Nella prima delle conseguenze della decisione di Putin il dollaro fu colpito mentre investitori europei e giapponesi che avevano accumulato azioni statunitensi come rifugio sicuro le vendettero riportando il capitale a casa. Ciò durò pochi giorni prima che Christine Lagarde mettesse in scena il suo show di cani e pony presso la Banca centrale europea e dicesse a tutti che non aveva altre risposte se non espandere gli acquisti di asset e continuare a fare ciò che è fallito in passato. Ciò toccava la fase successiva della crisi, in cui il dollaro iniziava a rafforzarsi. Ed è qui che siamo adesso. E Putin comprende che un mondo inondato dal debito non può resistere alla valuta necessaria per ripagare il debito in forte aumento. Ciò metteva ulteriore pressione sui rivali geopolitici costringendoli a concentrarsi sulle preoccupazioni interne piuttosto che estere.
Per anni Putin implorò l’occidente di fermare la sua folle bellicosità in Medio Oriente e Asia. Disse eloquentemente alle Nazioni Unite e nelle interviste che il momento unipolare è finito e che gli Stati Uniti non possono mantenere il loro status di unica superpotenza mondiale per molto. Alla fine il debito ne minerà la forza e al momento giusto si riveleranno molto più deboli di quanto previsto. Questo non andava giù al presidente Trump, che crede nell’eccezionalità americana. E combatterà per la sua versione di “America First” fino all’ultimo usando tutte le armi a disposizione. Il problema di tale atteggiamento “da mai arretrare” è che lo rende assai prevedibile. L’uso di Trump delle sanzioni contro l’Europa per fermare il gasdotto Nord Stream 2 era stupido e miope. Assicurò che la Russia sarebbe stata spietata nella risposta e avrebbe ritardato il progetto per alcuni mesi. Trump era facile da contrastare. Firmò un accordo con l’Ucraina, cercando disperatamente soldi e di dirottare la nave posatubi sul Baltico per terminare l’oleodotto. E coi prezzi del gas naturale in Europa già in crisi a causa dell’eccesso di offerta e di un inverno mite, alla fine non c’era tempo o denaro. Meglio abbassare il prezzo del petrolio mondiale ben al di sotto dei costi di produzione statunitensi, il che garantisce che il prezioso GNL di Trump rimanga fuori dal mercato europeo mentre il mito dell’autosufficienza energetica nordamericana svanisce nel fumo dei derivati finanziari.
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