Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

martedì 17 marzo 2020

USA game over... Putin won! - Gioco USA finito ... Putin ha vinto!

Risultato immagini per USA game over... Putin won!
Sono un appassionato giocatore di giochi da tavolo. Non amo molto i classici come scacchi o Go, preferendo quelli più moderni. Ma, a prescindere, come persona che apprezza il delicato equilibrio tra strategia e tattica, devo dire che sono impressionato dal tempismo del Presidente Vladimir Putin. Perché se ci fosse mai stato un momento in cui Putin e la Russia potevano infliggere il massimo danno agli Stati Uniti dal loro tallone d’Achille, i mercati finanziari e la loro inestinguibile sete di debito, era in questo mese mentre il coronavirus raggiunge le loro coste. Come detto, sono un grande giocatore e amo soprattutto i giochi in cui c’è un delicato equilibrio tra potere del giocatore che va mantenuto quando non è il suo turno. Gli attacchi devono essere contrastati quanto basta per impedire di avanzare, ma non tanto da non poterti difendere nel turno del giocatore successivo. Tutto ciò per mantenere vivo il gioco fin quando non trovi il momento perfetto per colpire e vincere. Avendo visto Putin giocare in questo gioco negli ultimi otto anni, credo fermamente che oggi non ci sia nessuno in posizione di potere che abbia una comprensione più solida di lui. E credo che questa mossa per spezzare l’OPEC+ e guardare Muhamad bin Salman spezzare l’OPEC sia stata la grande inversione in stile judo di Putin. E così facendo in meno di una settimana ha completamente chiuso il sistema finanziario nordamericano.

Il 6 marzo, la Russia disse no all’OPEC e l’11 l a Federal Reserve già raddoppiò gli interventi giornalieri nei mercati dei pronti contro termine per mantenere alta la liquidità bancaria. A mezzogiorno del 12 la FED annunciato 1,5 trilioni di diollari in nuove strutture di pronti contro termine, inclusi contratti di tre mesi. Ad un certo punto durante i negoziati di quel giorno l’intero mercato del Tesoro degli Stati Uniti rimase senza offerte. Non c’era nessuno che facesse un’offerta per le attività finanziarie più liquide e ricercate al mondo. Perché? I prezzi erano così alti, nessuno li voleva. Non solo s’è avuta una massiccia espansione degli interventi pronti contro termine dalla FED, ma fu di maggiore durata. Un chiaro segno che il problema è quasi senza fine. Un fermo di più di tre giorni in tale contesto è una rarità. La FED deve aggiungere 1 trilione di dollari in pronti contro termine a tre mesi, indicando chiaramente che guarda alla fine del trimestre come prossimo problema e oltre. Significa, in breve, che i mercati finanziari mondiali sono completamente bloccati. E peggio ancora…. Non funzionava. Le azioni hanno continuato a scendere, oro e altre attività rifugio furono duramente colpiti dall’inversione dei deflussi di capitali dagli Stati Uniti. Nella prima delle conseguenze della decisione di Putin il dollaro fu colpito mentre investitori europei e giapponesi che avevano accumulato azioni statunitensi come rifugio sicuro le vendettero riportando il capitale a casa. Ciò durò pochi giorni prima che Christine Lagarde mettesse in scena il suo show di cani e pony presso la Banca centrale europea e dicesse a tutti che non aveva altre risposte se non espandere gli acquisti di asset e continuare a fare ciò che è fallito in passato. Ciò toccava la fase successiva della crisi, in cui il dollaro iniziava a rafforzarsi. Ed è qui che siamo adesso. E Putin comprende che un mondo inondato dal debito non può resistere alla valuta necessaria per ripagare il debito in forte aumento. Ciò metteva ulteriore pressione sui rivali geopolitici costringendoli a concentrarsi sulle preoccupazioni interne piuttosto che estere.

Per anni Putin implorò l’occidente di fermare la sua folle bellicosità in Medio Oriente e Asia. Disse eloquentemente alle Nazioni Unite e nelle interviste che il momento unipolare è finito e che gli Stati Uniti non possono mantenere il loro status di unica superpotenza mondiale per molto. Alla fine il debito ne minerà la forza e al momento giusto si riveleranno molto più deboli di quanto previsto. Questo non andava giù al presidente Trump, che crede nell’eccezionalità americana. E combatterà per la sua versione di “America First” fino all’ultimo usando tutte le armi a disposizione. Il problema di tale atteggiamento “da mai arretrare” è che lo rende assai prevedibile. L’uso di Trump delle sanzioni contro l’Europa per fermare il gasdotto Nord Stream 2 era stupido e miope. Assicurò che la Russia sarebbe stata spietata nella risposta e avrebbe ritardato il progetto per alcuni mesi. Trump era facile da contrastare. Firmò un accordo con l’Ucraina, cercando disperatamente soldi e di dirottare la nave posatubi sul Baltico per terminare l’oleodotto. E coi prezzi del gas naturale in Europa già in crisi a causa dell’eccesso di offerta e di un inverno mite, alla fine non c’era tempo o denaro. Meglio abbassare il prezzo del petrolio mondiale ben al di sotto dei costi di produzione statunitensi, il che garantisce che il prezioso GNL di Trump rimanga fuori dal mercato europeo mentre il mito dell’autosufficienza energetica nordamericana svanisce nel fumo dei derivati finanziari. 
Ora Trump affronta il crollo del mercato ben oltre la capacità di capirlo o rispondervi. Mentre la Russia è nella posizione unica di ridurre i costi per così tanti, mentre affronta lo shock del sistema globale coi propri risparmi. Poiché il denaro scorre laddove ci sono i migliori rendimenti, i prezzi elevati del petrolio e del gas frenano lo sviluppo di altri settori. Abbassare il prezzo del petrolio non solo sgonfia le armi finanziarie gonfiate degli Stati Uniti, ma sgonfia anche parte del potere dell’industria petrolifera nazionale. Ciò offre a Putin l’opportunità di continuare a ricostruire l’economia russa seguendo linee meno ristrette. Petrolio e gas a basso costo significano minor ritorno dagli investimenti in progetti energetici che, a loro volta, aprono il capitale disponibile da distribuire in altre aree dell’economia. Putin ha appena detto al mondo che non porta le risorse da petrolio e gas del proprio Paese come una vacca da mungere, ma piuttosto come parte importante di una diversa strategia economica per lo sviluppo della Russia. È come guardare qualcuno giocare nella prima metà di una partita implicando una strategia e fare un passaggio cruciale a una diversa a a metà strada, approfittando della disattenzione degli avversari. Funziona raramente, ma quando lo fa i risultati possono essere spettacolari. Game, Set, Match, Putin.
Tom Luongo

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.