Saul Arpino ritorna…
Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…
Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.
A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..
Vostro affezionato, Saul Arpino.
lunedì 6 aprile 2009
Dove siamo, chi siamo? Pellegrini in viaggio: Manziana, Calcata, Concordia, Ronciglione, Vallingegno... Etain, Paolo, Maria,Simone, Ilaria....
Grazie sasso, ti voglio bene! Quando non avevo fuori dalla porta della mia casa i seicento ettari di foresta manzianese, possedevo solo un geranio alla ringhiera di un balcone milanese. Contavo i petali dei fiori, li liberavo dalle foglie secche, toccavo la terra e portavo le dita alla bocca. Ero lì e in nessun altro luogo, lì si consumava il mio privato banchetto con gli dei. Ieri ho abbracciato una quercia di cinque secoli. Che importa se agli dei piace così tanto cambiar ristorante? Che importa se mi invitano sempre?
Pellegrini e transitori come siamo, perchè mai dovrebbe fermarsi il viaggio davanti a un numero civico? Anche se fosse la soglia della casa degli orrori, dei lager e delle delicatezze, perchè dovrei fermarmi e suonare il campanello se so che sono pellegrina in una terra che non mi appartiene? Il vento continua a portare nei giardini i semi del cardo e della malva... e anche se smettesse di portarli, anche se gli uomini gli impedissero di portarli... non sono io pellegrina dentro una storia che non mi appartiene? Che mai sarà in grado di consumarmi Ho fatto clic e la lettera è partita senza averla finita... riprendo il filo, forse.
Il mio gatto si smaterializza e attraversa i muri, la notte. Se vuole entrare lui si smaterializza e salta sul mio letto, devo alzarmi per aprirgli la porta. Il mio Maestro Gatto ha il dono dell'ubiquità, nemmeno lui ha il destino di essere consumato dalla piccola breve inconsistente e imbecille storia degli uomini. Lui sta qui perché mi deve insegnare che c'è dell'Altro. Ovunque c'è dell'Altro... nei sassi nella malva nei gatti e nei gerani. Ovunque, alla fine di un sentiero, ne comincia un Altro. Non c'è stranierità che tenga, se il Pellegrino può battere allora la terra col piede nudo e danzare e cantare la gioia per quell'ignoto metro di eternità che gli è ancora concesso di percorrere. Grazie a tutti i compagni di viaggio che danzano con me)
Maria Castronovo
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