Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

sabato 25 aprile 2020

Ubriachi d’informazione, ancora ci scriviamo… – Lettera a Il Giornaletto di Saul

Caro Paolo, non so perché hai girato questa mail e la tua risposta. (*) Interpreto a modo mio, spero ti possa essere utile. Fabrizio ha ragione che abbiamo tanto da leggere, soprattutto adesso che siamo sommersi di messaggi pro e contro la situazione attuale.
Io ammetto che il Giornaletto di Saul lo leggo meno di prima, non perché sia meno interessante, ma perché probabilmente, invecchiando, perdo un po’ la capacità di concentrazione, mi stanco di più e sono sommersa da tante mail, messaggi FB e Messanger e dalle mie tante amicizie sparse per il mondo che richiedono ogni tanto la mia attenzione.Non so chi sono io. Gli altri mi dicono che hanno bisogno di parlarmi per tranquillizzarsi. Spesso non sono tranquilla nemmeno io, ma faccio percepire il contrario e forse è per questo che sono richiesta.
Ma chi sono io? Un camaleonte? Sono acqua che si adatta ai contenitori?
E in tutto questo a volte rifuggo certe tematiche impegnate, perché so di non poter fare niente, se non esprimere la mia opinione, e sappiamo che di opinionisti, in giro, ce ne sono anche troppi!
Tu scrivi il tuo Giornaletto, tanti lo apprezzano e la periodicità dipende da te. In questo periodo in cui tutto è rapidissimo e una notizia fa il giro del mondo in pochi secondi, credo che il ritmo quotidiano sia la cosa giusta. Dopo una settimana certe notizie è inutile proporle, sono già superate.
Sicuramente lo fai per te, ma va bene così! Perché no? Procedi e “non ti curar di loro”… fai quello che senti. Dopo tutto la nostra età ci offre dei privilegi… non dobbiamo più rendere conto a nessuno.
Un grande abbraccio, un saluto a Caterina e proviamo ad uscirne.
Ciao, Franca
Mia rispostina:
Cara Franca, in qualche modo sono riuscito a solleticare la tua voglia di partecipazione, anche se senza alcuna intenzione da parte mia. Nel senso che mi sono accorto  solo ora  di aver inserito fra i destinatari, della risposta a Fabrizio,  anche il Google Group de Il Giornaletto di Saul.  Forse a causa dei soliti automatismi telematici. 
Sì, tu dici, cara Franca, che Fabrizio ha Ragione affermando che abbiamo tanto, troppo, da leggere, e che siamo subissati da notizie che corrono più veloci della nostra capacità di assorbimento.  Allo stesso tempo ammetti che una cadenza settimanale  invecchierebbe troppo le notizie e che quasi quasi anche un Giornaletto quotidiano è troppo dilungato nel tempo, poiché siamo avvezzi al mordi e fuggi. 
Sempre appresso alla prossima notizia che non può attendere,  siamo ubriachi  informatici, alla Nirvana.  Divoriamo i flash di notizie come  fossero immagini di sogno.  Nella commedia “Caba-Zen” (https://auser-treia.blogspot.com/2019/10/treia-30-novembre-2019-caba-zen-pot.html), recitata  l’inverno scorso al teatro di  Treia  le chiamavo “immagini parlanti”. Il teatro delle immagini parlanti è quanto viviamo in questo momento di ebbrezza telematica.
Dobbiamo per forza riempire il nostro vuoto esistenziale con l’illusione del pensiero continuo,  ininterrotto. Non ci basta più inventare dobbiamo ricorrere al riciclaggio. La fantasia si perde nell’illusione. Leggiamo? Siamo ancora in grado di leggere? Siamo ancora in grado di scrivere? Forse non più…  siamo solo in grado di proiettare flash, immagini parlanti, appunto! Solo  così possiamo credere in noi stessi. Il pensiero ci perseguita: “Cogito ergo sum”.  
Ma chi sono io? Appunto… questo è il quesito al quale rifuggiamo.  Una massa di pensieri non fa una identità.  
Cordiali saluti, Paolo

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Commento ricevuto via email da AMC: “Non sono affatto d’accordo con questo Fabrizio scortese, inopportuno e arrogante come se lui fosse tutti e che tutti dovessero accordarsi con lui, con la sua organizzazione del tempo e le sue priorità. Personalmente, sono contenta di ricevere il Giornaletto tutti i giorni con l’attualità, un settimanale è altra cosa e non vedo perché Il Giornaletto di Saul dovrebbe passare dall’attualità ad, esclusivamente, articoli di fondo, da un piacere quotidiano a un piacere settimanale. Il Giornaletto va benissimo cosí com’è, mi congratulo con Paolo, lo ringrazio e lo incoraggio a continuare ad informarci quotidianamente…” (AMC)


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(*)  Lettera a cui Franca fa riferimento (pubblicata su:   https://saul-arpino.blogspot.com/2020/04/il-giornaletto-di-saul-del-26-aprile.html)

Scrive FDJ: “Ciao Paolo, sei infaticabile! Ma non sarebbe meglio un giornaletto settimanale con approfondimenti e contributi anziché uno quotidiano? E’ complicato leggerlo quotidianamente perché come sai i ritmi della vita moderna sono incompatibili con l’attenzione che richiede la lettura di una così interessante e utile iniziativa. A meno che tu non lo faccia per te o per ricordare che ci sei ancora…”
Mia rispostina: “Caro FDJ, seguo la tradizione dei quotidiani tradizionali: ogni giorno pagine e pagine, ma chi legge gli articoli? Al massimo qualcuno scorre i titoli ed uno su cento legge un articolo per intero… Ebbene io scrivo per quello (oltre che per me stesso)!”

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