La mattina del 24 settembre, ricorre il compleanno della mia amata Caterina, le ho fatto gli auguri appena alzato com'è consuetudine, purtroppo non abbiamo potuto predisporre alcun festeggiamento "ufficiale" (visto che sono ancora in via di guarigione), così lei è andata a far colazione assieme all'amica Maura, a Palazzo Rainaldi di Treia. Contribuisco come posso ai festeggiamenti riportando una memoria della sua nascita scritta da lei stessa...
“Sono nata il 24 settembre 1959, nella Bilancia e felice di esserlo (o Cane, per l’oroscopo cinese). Mia madre, Gina, diceva che sono nata alle 7 e mezza di mattina, ma, come giustamente mi faceva notare Paolo, il parto non avviene in un attimo, ma dura un certo numero di ore, di più o di meno e la stessa nascita dura diversi minuti.
Sempre mia madre raccontava che il suo era stato un travaglio lungo e laborioso, tanto che chi l’assisteva ad un certo punto paventò l’ipotesi di ricorrere al forcipe e lei, fiera e battagliera, avendo assistito, durante il suo lavoro di infermiera, occasionalmente in sala parto, all’uso di questo strumento si ribellò, gridando: “Nooooo!!!! Il forcipe, no! Piuttosto fatemi il cesareo!”.
Chissà, forse aveva visto quei bambini, estratti a forza dal canale del parto, con la loro testolina un po’ schiacciata e non voleva che mi succedesse altrettanto.
Mia madre era una che all’estetica ci guardava molto e non so come avrebbe sopportato una figlia neonata con la testa a pera (commento mio acido, in realtà la mia povera, cara mammma era preoccupata delle possibili conseguenze neurologiche).
Comunque, anche senza forcipe, visto che alla fine, grazie anche alle incitazioni dell’ostetrica è riuscita a farmi uscire per la via naturale, avevo la faccia cianotica e la testa allungata.
Non ero certo una bellezza, ma ero una femmina, e di questo credo proprio che fosse felice: le femmine si prendono cura dei genitori anziani e lei così aveva intenzione di fare e così ha fatto con sua madre (ma in cambio ed in anticipo, mia nonna ha fatto per lei per 10 anni, fino a che non se ne è andata, e lo ha fatto in fretta – un mese appena con un’influenza che ne portò via tanti quell’anno – la cuoca e la baby sitter ed anche di più).
Come tanti neonati forse per qualche secondo non ho pianto e non ho neanche respirato. Devi sentire prima l’ossigeno che cala nel sangue, quell’ossigeno che fino a un minuto prima ti arrivava attraverso il cordone ombelicale che ora è stato tagliato (che bello che deve essere ora nascere, non te lo tagliano subito ma ti mettono sulla pancia di tua madre con ancora il cordone attaccato, siete due, ma siete UNO, neanche tu Viola quella fortuna lì, ma io ci ho provato).
Quindi è arrivata la sculacciata a testa in giù, di prassi allora in questi casi. Capivi subito che la vita poteva anche essere dura… e allora si che ho pianto.
Mio padre, Fausto, appena mi ha vista ha esclamato : “Che brutta!”
Mio padre e mia madre dopo avermi raccontato diverse volte questo momento non proprio entusiasmante della mia vita, mi rassicuravano dicendo che dopo mezz’ora – un’ora, ero già “bellina”.
Tutta questa premessa per dire che, se sono uscita nel mondo alle 7 e 30 di mattina, la discesa deve essere iniziata almeno nella serata del giorno precedente, quindi il 23 settembre, cioè ieri, 51 anni fa. Quindi è giusto che la festa duri per due giorni.
Così come la nascita è un processo che dura per un certo periodo di tempo (ore), così, anzi, a maggior ragione, lo è la gravidanza (mesi) e dato che la gravidanza dura circa 9 mesi e siccome io sono nata a termine, mi piace pensare che, essendo nata il 24 settembre, sia stata concepita il 24 dicembre, notte della vigilia di Natale.
Mia madre all’epoca era infermiera in ospedale e doveva fare turni di notte e festivi. Quella notte, essendo sposata da poco più di un anno, sarà forse stata dispensata almeno dal turno prefestivo notturno. L’amore l’avranno fatto di notte (c’era quel cerbero di mia nonna Annetta in casa con loro) ben chiusi dentro la loro camera sul letto che ancora oggi esiste ed è a Treia.
Lei raccontava che dopo un anno e mezzo di coito interrotto le venne il dubbio che potessero anche essere una coppia non fertile e quindi propose a mio padre di “fare la prova” dicendo “magari stiamo tanto attenti per niente!”
Ma a me, oggi, piace pensare che, per festeggiare il Natale, mia madre abbia pensato che quel giorno era buono per cercare un figlio anche lei, maschio o femmina che fosse.
Caterina Regazzi
Tanti Auguri, cara Caterina, da tutti noi!
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