lunedì 26 maggio 2025

A proposito del referendum dell'8 e 9 giugno 2025...

 


Non capisco bene le ragioni di chi, da sinistra, intende disertare il referendum dell'8 e 9 giugno 2025 indetto dalla CGIL. Qualcuno pensa di poter fare del voto un giochino adolescenziale ("mi si nota di più se dico che voto o se non voto?") perché non vuole compiere il minimo sforzo e perché non è in grado di sopportare il nodo di contraddizioni che sta alla base del voto referendario.

È vero, non è una partita pulita. Chi ha preso la via referendaria ha accettato di scommettere su alcune posizioni di sinistra senza valutare con realismo l'enorme difficoltà di ottenere il quorum, senza dunque considerare il contesto italiano, politicamente sempre più lacerato e disilluso.

Se proprio devo dirla tutta, la mia previsione è che non si raggiungerà il quorum del 50% dell'affluenza.   Sono in altre parole quasi certo della sconfitta. Ma questa sarà tanto più grave tanto più sarà alta l'astensione.

Purtroppo non ci sono più in Italia le condizioni per fare dell'istituto referendario uno strumento progressivo. Non ci sono più da tempo, almeno dagli anni Novanta. Il referendum oggi non è altro che la scorciatoia dei generali senza esercito incapaci di farsi carico del gravosissimo lavoro di mediazione tra cittadini e vita politica.

Ora però il referendum c'è e non votare contribuisce soltanto a rafforzare le ragioni ostili ai lavoratori. Pensare di starne fuori per far dispetto a qualche apprendista stregone servendosi dell'astensione è una sciocca illusione. È un gesto tecnicamente stupido perché non produce alcune beneficio, anzi produce danni alla propria parte e vantaggi agli avvarsari. Chi si astiene è allora un "Bonaccini", è di fatto il miglior alleato del partito unico neoliberale: ne rafforza i contenuti e fornisce nuovi alibi per imporre le proprie misure economiche contro il lavoro.

Stralcio di una lettera di Paolo Desogus



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