lunedì 13 luglio 2009

Riflessioni e ricordi su Calcata, Sodoma e Gomorra - Lettera di Laura Lucibello

Caro Paolo,

i tuoi racconti di Sodoma e Gomorra riferiti alla più
moderna Calcata mi hanno sempre divertita ed avendola frequentata per
un certo periodo in qualità (inconsapevole) di "teatrante del sabato e
domenica" concordo con te su molti aspetti e soprattutto per la
malignità, invidia, egoismo, grettitudine, ecc. ecc. che si tagliano a
fettine tanto son consistenti (come mi disse Bruno, artista sensibile,
"io in un paese che mi odia così tanto non posso rimanere"). Ed è
soprattutto per questo che ce ne siamo andati dopo pochi mesi, oltre
il fatto che forse un tempo Calcata veniva visitata per l'arte
innovativa seppur forse trasgresiva, ma ora mi sembra che di
innovativo e trasgressivo non ci sia più traccia. E trovo ben
azzeccato, per la maggior parte dei calcatesi, questo proverbio
toscano "All'uom dabbene avanza la metà del cervello, al tristo non
basta tutto."

Certo l'esempio di Lot, se analizzato, non sembra così edificante.
Per prima cosa che fa : propone agli abitanti di Sodoma, che
reclamavano i due angeli da lui ospitati, di dargli in cambio le sue
due figlie per farne ciò che volevano, anche violentarle. Poi una
volta partito le due damigelle (le sue figlie) che fanno? decidono di
giacere col padre per poter assicurare la discendenza, gli
somministrano del vino e lui poverino (innocente) non ricorda niente e
non sa niente (credevo che un uomo ubriaco a tal punto di non vedere e
non sentire nulla non riuscisae a procreare). Mentre quella poveraccia
della moglie per aver avuto un attimo di indugio ed essersi voltata
diventa una statua di sale.

Poi, la magia è esperienza del potere in cui la dimensione sacrale ed
il divino vengono strumentalizzate per soddisfare le esigenze
dell’individuo, quindi le maledizioni o le benedizioni attaccano chi
ci crede. E dopo che ti ho strapazzato un po' posso solo ricordare che un giorno
dicesti "Adesso che ti voglio bene te ne vai?", ed io ho creduto e ti
ho risposto "Io non lascio te ma Calcata".

"Sembra che si possa cogliere il male, ma solo nella misura in cui il
bene può esserne la chiave. Se l'intensità luminosa del Bene non
concedesse la sua tenebra alla notte del Male, il male non avrebbe più
la sua attrattiva. È una verità difficile: colui che la intende sente
rivoltarsi qualcosa in sé. Sappiamo tuttavia che gli oltraggi più
forti alla sensibilità provengono da contrasti. La felicità senza la
sventura che si lega ad essa come l'ombra alla luce sarebbe oggetto di
una immediata indifferenza. Questo è tanto vero, che i romanzi
descrivono senza posa la sofferenza e quasi mai la soddisfazione.
Insomma, il pregio della felicità consiste nel non essere frequente:
se fosse facile, verrebbe sdegnata, e associata alla noia la verità
non sarebbe quella che è, se non si ponesse generosamente contro il
falso. (Georges Bataille)"

Laura Lucibello

.............

Rispostina:

Per quanto riguarda la storia di Lot, da brava verginella sei andata a cercare il pelo nell'uovo con tutti i particolari (comprese le figlie e gli angeli) il fatto è che io non sono Lot e tu non sei la moglie di Lot. Quelle simbologie sono solo un'evocazione lontana...

Lot sta a significare che finché c'è una persona che incarna la coscienza pulita in una società malsana, quella società compartecipa anche della sua coscienza e quindi non è completamente persa... Per quanto riguarda il girarsi indietro della moglie sta a significare che in lei ci sono ancora aspettative ed attaccamenti al mondo che sta abbandonando, quindi vuol dire che non vive nel presente e perciò si trasforma in una statua di sale (considera che il sale per consuetudine antica serve a mantenere la carne morta così com'è senza mandarla in putrefazione).

Paolo D'Arpini

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