venerdì 21 giugno 2024

Letterina al Giornalettto di Saul da Vito Nicola De Russis

 



Buona giornata Paolo/Saul,  nella quotidiana lettura del Giornaletto di Saul leggo:  "... per Paolo D’Arpini, il 23 giugno 2024, ricorre l’80° anniversario della sua nascita." e non vado oltre. Mi è impossibile non ri-leggerlo più volte e...  Scrivere. (Questo preambolo credo sia necessario per capire la motivazione della presente azione.) 

Mio padre parlava e scriveva in inglese (7 anni a New York:1900-1907. Sbarcato a 15 anni - compleanno a NY- con 5 coetanei paesani e col  "patentino di marinaio", torna in Italia a 22 anni per chiamata alle armi: perchè solo lui /sui 6, non aveva ottenuto la cittadinanza americana.) 
Mio padre parlava e scriveva in arabo (13 anni in Libia 1911-1924. Arriva per la guerra contro i Turchi; ritorna nel 1924 per sposarsi: è senza tessera del fascio e non sceglie di lavorare al suo bel Paese natio (Polignano a Mare): è determinato per il Gargano - Manfredonia.. Soggiorno arabo interrotto dopo Caporetto: raggiunge la III Armata a Monte S. Michele e ritorna a Tripoli.) 
Mio padre ci parlava (6 figli) in dialetto e in italiano. In queste 2 lingue ci ha acculturati cercando di oscurare la cultura fascista (es.;quell'art. 4 dello Statuto  COC-Credere, Obbedire e Combattere) senza farci "molto male" (incessante avvertimento di mio nonno a mio padre). 
I fascismi: era l'unica cancrena creata dall'uomo "che, volendo, si può estirpare . . . " (e lui "pensava" di riuscirci presto).. 
Sono 280 parole (non sprecate) per commentare quel tuo "ricorre l'80° anniversario della sua nascita.

Mio padre ha sempre sostenuto che le 3 cancrene incurabili create dall'uomo sono: 1. Anagrafe-A;  2. Banche-B;  3.  Potere-P.
L'A  sostiene che abbiamo la stessa età io e il mio coetaneo che è rimasto al paese a fare il solito mestiere, Non cessa di ricordarlo. Non accetta di smetterla. 
La B ha le tasche vuote e non ha reddito. Riempie quelle tasche con i soldi che prende in prestito dalle persone. Svuota le tasche prestando i soldi a chi chiede il prestito e riempiendo la sua cassaforte. In caso di bisogno è lo Stato che - ignorando la cassaforte della B - normalizza i rapporti B-clienti. Le B sono sempre in aumento. 
Nel P  c'è la cancrena più dolorosa perchè colpisce a 360° la "convivenza civile" (che tira il nostro carro sociale)..
In una stanza con N. tavoli per pari N lavoratori l'attività lavorativa tira il soddisfacente carro sociale: retribuzioni / produzione / ricavi / utili aziendali / incassi per lo Stato / investimenti nel sociale. La barca va molto bene. Ma quella serenità lavorativa preoccupa il padrone, che ha il P.  pensa di intervenire per il principio della prevenzione. Incontrando uno di quei lavoratori gli affida il compito di sorveglianza e diligenza. Quel lavoratore assume quel compito ritenendolo un P.  Addio serenità, socialità, familiarità. 
TANTI, TANTI CORDIALI AUGURONI, PAOLO, con quel tuo vissuto prosegui il cammino sereno e impegnato. Non ti curar dell'Anagrafe-A. 
Nicola de Russis




P.S. - Perplessità:   La narrazione di quel vissuto illumina un'altra storia, molto diversa, ma con uguale intensa e fraterna partecipazione. E' la storia del lunghissimo olocausto palestinese, ancora in corso; della ininterrotta rabbia personale (anche) verso  i tanti odierni commentatori-conoscitori-sostenitori della parte araba del popolo palestinese.

Perché i loro racconti più lunghi iniziano dal 1948? 
Perchè non iniziano dal 9 settembre 1943 nella Puglia liberata?
Per i 6 figli di Cosimo De Russis il racconto parte dalla loro nascita. 
Per  Ioro, il clou materiale, personale e testimoniale parte dal settembre 1943, Vedono passare l'esercito alleato, a piedi, sulla strada statale 16 che attraversa il loro Paese. In quell'esercito c'è qualche gruppetto di persone non in divisa, sembravano disarmate, con fazzoletto bianco annodato al collo (con strisce azzurre), con il  nastrino PALESTINE cucito in alto sulla manica sinistra. La stranezza sollecita la loro domanda: "Siete palestinesi?" 
La unanime risposta degli interrogati: "Siamo  israeliani."
Uno di quei gruppi si fermò a Bari dove si prevedevano gli sbarchi dei fuggitivi dalla Jugoslavia e dall'Italia occupata dai nazifascisti. 
Naturalmente, c'è la massima disponibilità a narrare la mia testimonianza. 
Ci sono 336 pagine di un libro di AA.VV. sul periodo 1943-1951: "BARI. Rifugio dei profughi nell'Italia libera" (Edizioni dal Sud) 
Cordialmente.

Vito de Russis



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