venerdì 9 novembre 2012

Votiamo compatti contro il sistema partitocratico - Il non-voto aiuta solo il potere costituito




Paolo D'Arpini che dichiara il verbo bioregionale

La soglia del 42% per ottenere il premio di maggioranza è stata studiata apposta affinché nessuno possa vincere e quindi l'unica alternativa sarà quella di continuare con il governo monti bis.  
Insomma sarà ancora governissimo... l'ammucchiata istituzionale dei partiti al potere. In tal modo si ferma anche il Grillo e qualsiasi altra aggregazione d'opposizione al sistema attuale. Tra l'altro la spezzettatura delle opposizioni  vanifica ogni protesta, in previsione della soglia del 5% che impedirà a tanti voti di ottenere una rappresentanza parlamentare.   
Pensate un po'... se -ad esempio- in Sicilia  quel  52% di non votanti più l'altro 10% (ed anche più) di  voti inutili a partitini vari e di schede bianche e nulle  si fosse riversato in un voto compatto di protesta.. Adesso la Sicilia sarebbe veramente governata dalla maggioranza della popolazione, ovvero da chi non ha interessi di bottega in questo sistema partitocratico e mafioso... 
Ricordiamoci di questa lezione ed alle prossime elezioni politiche votiamo compatti contro il sistema, votiamo chi maggiormente si è qualificato per un cambiamento radicale... allora l'Italia si salverà dal cappio e la democrazia avrà ripreso un suo senso.
Ritengo che sia giusto poter esprimere il proprio parere sui modi attuativi della politica. Attualmente abbiamo potuto riscontrare che il sistema cosiddetto democratico basato sull’elezione di rappresentanti eletti a suffragio universale non sta dando i risultati desiderati.
Dal punto di vista della compartecipazione alla vita pubblica ed alle decisioni collettive questa “democrazia” non funziona, limitandosi l’elettore a nominare in sua vece un “rappresentante” che poi decide per lui. Inoltre abbiamo notato come negli ultimi anni la supremazia dei partiti nella vita sociale e politica della nazione ha portato a cancellare quasi completamente la compartecipazione della base popolare nelle scelte amministrative e di indirizzo economico.
I partiti detengono un potere quasi assoluto nel nominare i delegati che andranno a sedere al parlamento e quei delegati debbono in realtà solo schiacciare il bottone in base a quanto rientra negli interessi dei partiti.
I quali partiti a loro volta sono completamente manipolati da forze economiche e finanziarie che ignorano completamente gli interessi del popolo ma perseguono solo propri fini di accaparramento di ogni ricchezza comune.
Tutto ciò farebbe pensare che è inutile continuare ad esprimere il proprio voto a nulla serve per un reale cambiamento ma infine ha il solo scopo di consolidare il sistema garantendo una parvenza di partecipazione popolare alle scelte che poi verranno fatte sulla testa degli elettori.
Eppure, per come questa società è congegnata, astenersi dal voto -e lo dimostrano sempre più i risultati recenti- non aiuta minimamente un cambiamento. Anche con l’astensione di oltre il 50% degli elettori (lo abbiamo visto in Sicilia) si formano giunte e governi che rappresentano solo una minoranza della popolazione. Possiamo vederlo anche da come vanno le cose nella “democrazia” più anziana del mondo, quella americana, ove un presidente viene eletto con il 12 o 13% dei voti popolari. Se così è in America altrettanto sarà in Italia ed anche se il calo delle percentuali di votanti dovrebbe superare limiti per ora inconcepibili, ovvero scendere al 40 o 30% degli aventi diritto. Il sistema continuerà a proteggere se stesso confermandosi al potere.
Finché non sarà possibile trovare nuove forme di “democrazia” trovo che astenersi dal voto sia controproducente, anzi tale astensione aiuta il mantenimento della struttura. Poiché ci sarà sempre una percentuale di votanti che si recherà alle urne per supportare la propria fazione alla quale magari è legata per ragioni di sopravvivenza materiale e di clientela (per ragioni di bottega, intendo).
Pertanto, allo stato attuale delle cose, consiglio di recarsi al seggio, ogni volta che l’elettore vien chiamato a compiere il suo dovere, dando la preferenza, cioè il voto, a chi in quel momento dimostra maggiore idiosincrasia con il sistema, indipendentemente dall’ubicazione ideologica (destra o sinistra). Quasi certamente queste frange protestatarie verranno in corso d’opera risucchiate da sistema, è vero, ma almeno si mantiene il calderone caldo sino al momento in cui la pentola sotto pressione dovrà necessariamente esplodere.

Paolo D’Arpini – circolo.vegetariano@libero.it

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